La storia di Monte Argentario

La storia di Monte Argentario


Collegato alla terraferma dai tomboli della Giannella e della Feniglia, Monte Argentario vanta una ricchissima eredità storica e culturale.

Ai giorni nostri Monte Argentario è una nota località turistica grazie alle meravigliose spiagge e alle distese di olivi e vigneti, che lo rendono un luogo incantato dove perdersi, ma pochi conoscono con la possibilità di immergersi nella sua storia centenaria, a partire dai primi insediamenti umani risalenti a epoche remote, come dimostrano i diversi reperti archeologici ritrovati in almeno 19 spelonche che risultano essere state abitate.

La sua posizione centrale nel Mar Tirreno lo ha reso da sempre un approdo sicuro per tutti i navigatori.
Data la posizione strategica, fu dotato di torri di avvistamento e di segnalazione fin dall’età del Bronzo per fronteggiare il costante pericolo di incursioni dal mare, ma un sistema difesa dell’intera costa del Promontorio fu realizzato solo nel XV secolo, sotto il dominio della Repubblica di Siena, per raggiungere il suo culmine con il dominio degli Spagnoli, che trasformarono l’Argentario in una vera e propria fortezza militare con un complesso formidabile di fortificazioni, dando vita allo Stato dei Presidi che includeva Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano e Talamone, con l’aggiunta di Porto Longone sull’Isola d’Elba nel 1602.

In epoca romana, la famiglia degli Enobarbi Domizi, di professione “Argentarii” (prestasoldi), ottenne come saldo delle somme versate alla Repubblica durante la II Guerra Punica, l’intero Promontorio, che per questo venne chiamato “Argentarium Mons”.
Se la zona conobbe un periodo di grande notorietà e fascino anche presso imperatori come Domiziano e Traiano, ne conobbe però un altro di relativo isolamento, anche a causa dell’impaludamento della costa, durante le invasioni barbariche tra il VI e IX secolo, fino a che non divenne possesso della famiglia Aldobrandeschi prima e della Repubblica di Siena poi (1410), passando dalla famiglia Orsini di Sovana e dal Re di Napoli Ladislao.
Nel 1557, a seguito di un trattato con Filippo II di Spagna, quando l’Argentario entrò a far parte dello Stato dei Presidi, si rafforzò il controllo spagnolo sui collegamenti marittimi con il Vicereame di Napoli e lo Stato della Chiesa, che durò fino alla parentesi napoleonica, chiusasi nel 1815 quando Monte Argentario passò al Granducato di Toscana e infine al Regno d’Italia.
Porto Santo Stefano, oggi sede del Comune, divenne tristemente famosa durante la II Guerra Mondiale a causa dei violenti bombardamenti subiti e che rese il Promontorio il secondo comune in Italia più distrutto dalle incursioni aeree anglo-americane.

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