Dai bianchi dell’Isola del Giglio ai rossi della Maremma della terraferma (con i loro sapori di frutti scuri e aromi speziati, erbacei e a volte floreali)
Nota per i suoi diversi paesaggi che vanno dalle spiagge sabbiose alle lussureggianti colline e pianure, la Maremma ha un clima mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche e inverni miti e umidi. La combinazione di geografia, clima e tipi di suolo rende questa zona un luogo ideale per la coltivazione della vite ed ospita diverse varietà di uve, sia autoctone che internazionali.
Il principale vitigno della Maremma è il Sangiovese a bacca nera, il più coltivato in Italia e simbolo della viticoltura toscana, ma soprattutto usato per il noto Morellino di Scansano, che ha raggiunto il riconoscimento di Denominazione di Origine Controllata nel 1978, e nel 2006 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Il vino è di colore rubino intenso, con profumo fruttato, di sapore asciutto, di buon corpo, e retrogusto leggermente amarognolo.
Il nome di questo vino deriva con tutta probabilità dai cavalli “morelli” che venivano utilizzati per trainare le carrozze a Scansano. Gli scavi archeologici testimoniano la presenza sul territorio di un’importante produzione vinicola già in epoca etrusca ed ulteriormente sviluppata successivamente in epoca romana.
Tra i vitigni a bacca nera tipici della zona del Grossetano è possibile trovare il Ciliegiolo. La tradizione vuole che sia stato introdotto in Italia dai pellegrini di ritorno dal Santuario di San Giacomo de Compostela, in Spagna. Il nome di questo vitigno è dovuto al colore ciliegia caratteristico dell’uva, il quale, in un certo senso, si ripercuote anche nell’aroma, che ricorda appunto le note gradevoli di questo frutto. Il vino è di colore rosso rubino con sfumature ciliegia, di buon corpo, con toni caldi e morbidi; il profumo è fruttato, con note di piccoli frutti rossi, talvolta con sentori speziati, soprattutto se il vino è sottoposto all’invecchiamento.
Tra i vini che meritano un’attenzione particolare, ci sono anche il Kasher, con denominazione IGT, prodotto a Pitigliano, chiamata anche la Piccola Gerusalemme. Il suo processo di vinificazione, che coincide con l’inizio di un procedimento sacro, si svolge sotto il diretto controllo del rabbino capo, il quale, al termine di ogni fase, sigilla i contenitori che vengono usati al posto delle botti.
Il sigillo è quindi una garanzia, la prova che ogni manipolazione è avvenuta seguendo quello che dice la Torah. Questo vale per tutti i passaggi, finché il vino non entra in bottiglia.